Il lavoro sul lutto in ottica sistemico relazionale
Il lavoro sul lutto in ottica sistemico relazionale

Esplorare il lutto: alcuni approcci

Il lutto rappresenta un’esperienza umana universale e profondamente trasformativa, caratterizzata da una complessa gamma di emozioni e comportamenti in risposta alla perdita di una persona cara. Tradizionalmente, il lutto è stato esaminato attraverso lenti individuali, concentrandosi principalmente sull’elaborazione personale del dolore. Secondo Freud, nel suo trattato “Lutto e Melancolia” (1917), il lutto è una reazione normale alla perdita di una persona amata o di un’entità astratta che ha preso il posto dell’amato. Freud sottolinea le similitudini tra lutto e melancolia, indicando che entrambi implicano una significativa perdita emotiva. Tuttavia, distingue la melancolia per un’eccezionale diminuzione dell’autostima e un impoverimento dell’Io, assenti nel lutto normale (Thermes, 2021).
John Bowlby, pioniere della teoria dell’attaccamento, ha esteso questo quadro, delineando quattro fasi nel processo di lutto: dallo stordimento iniziale alla ricerca e allo struggimento per la persona perduta, fino alla disorganizzazione e disperazione seguita dalla ridefinizione di sé e della situazione. Secondo Bowlby, il lutto non è solo un adattamento alla morte, ma un processo che influenza profondamente le dinamiche familiari e interpersonali (Canevaro, 2023). Tuttavia, l’approccio sistemico-relazionale offre una prospettiva più ampia, considerando come la perdita influenzi e sia influenzata dalle dinamiche familiari e dalle reti di relazioni interpersonali.
La teoria sistemico-relazionale, con le sue radici nella psicoterapia familiare, enfatizza l’interdipendenza tra i membri del sistema familiare. Ogni individuo è visto come parte integrante di un tutto più grande, e le sue esperienze emotive e comportamentali non possono essere comprese appieno senza considerare il contesto relazionale in cui sono inserite. Quando si verifica una perdita, non è solo l’individuo a soffrire, ma l’intero sistema familiare è coinvolto in un processo di rinegoziazione dei ruoli, delle relazioni e dell’identità collettiva.
In questo articolo, sarà esplorato il lutto da una prospettiva sistemico-relazionale, esaminando come la perdita venga vissuta ed elaborata all’interno delle famiglie. Saranno osservate le dinamiche che emergono quando un sistema familiare affronta il lutto, le sfide e le opportunità di crescita che ne derivano, e le strategie terapeutiche efficaci per sostenere le famiglie in questo difficile percorso.

Il processo di riorganizzazione familiare di fronte al lutto

La perdita di un membro della famiglia comporta un cambiamento radicale nell’intero sistema familiare, che affronta una significativa destrutturazione del sistema e delle sue relazioni, coinvolgendo vari livelli generazionali, ruoli, funzioni e rapporti reciproci. Questo evento critico porta a un doloroso vissuto di perdita affettiva e a un senso di smarrimento dell’appartenenza familiare precedente. Funzionalmente, può compromettere l’efficacia dei consueti modelli relazionali: sia gli individui che l’intero sistema familiare devono trovare nuove modalità di relazione per adattarsi al cambiamento e sostenere il dolore individuale. Questo processo di adattamento non significa necessariamente che la famiglia funzionerà peggio; anzi, può riuscire a trovare nuove modalità di relazione e di supporto reciproco. Spesso la famiglia possiede sufficiente flessibilità emotiva per mobilitare modelli relazionali alternativi. Tuttavia, il lutto può diventare problematico se ci sono fattori preesistenti che rendono più fragile la capacità delle relazioni familiari di affrontare la perdita di un membro. Questo si nota quando il normale processo evolutivo della famiglia si blocca in un tempo antecedente o coincidente con la sofferenza (Barnes, 2012).
Tutti i membri della famiglia sentono che la stessa è simile a prima, ma allo stesso tempo hanno difficoltà a riconoscerla a causa della mancanza di un componente. Quando una persona cara muore, questo evento non solo interrompe il legame specifico che ciascun membro della famiglia aveva con la persona defunta, ma impatta anche l’intera rete di relazioni familiari.
La perdita di un membro comporta la scomparsa di ruoli e funzioni sia della persona deceduta sia di chi resta. Ad esempio, con la morte di un padre, cambiano reciprocamente i ruoli di figlio, moglie, fratello, ecc. L’intero sistema familiare deve quindi riorganizzarsi per evitare che i vuoti lasciati dai ruoli e dalle funzioni portino a blocchi relazionali.
Se il sistema familiare è rigido, potrebbe avere difficoltà a rimodularsi. Con rigidità intendiamo la staticità dei confini del sistema famiglia che non permettono un fluido movimento emotivo dei membri all’interno dello stesso. Questo può compromettere la capacità della famiglia di sostenere lo sviluppo dei suoi membri e del sistema stesso. In questi casi, uno o più membri della famiglia possono manifestare sintomi, che rappresentano la difficoltà nel superare i compiti di sviluppo e le tappe del ciclo vitale familiare.
Inoltre, quando le famiglie affrontano il lutto, possono mettere in atto strategie difensive comuni che sebbene inizialmente possano sembrare utili, possono diventare problematiche e richiedere aiuto psicologico per essere superate.
Una delle prime reazioni al lutto è la cristallizzazione del tempo, dove la famiglia si aggrappa al passato, idealizzando il periodo prima della perdita o bloccandosi nella fase di emergenza. Questo atteggiamento impedisce alla famiglia di andare avanti e accettare il cambiamento. Esempi di questo
comportamento includono il rifiuto di vendere o cambiare casa, o di modificare l’attività lavorativa, poiché queste azioni sancirebbero la realtà della perdita (Di Caro, 2017).
Alcune famiglie o individui negano completamente il dolore e la sofferenza causati dalla perdita. Questo porta a mantenere uno status quo come se nulla fosse cambiato, impedendo al sistema familiare di evolversi e di affrontare il lutto in modo sano.
All’opposto, ci sono situazioni in cui la famiglia si identifica completamente con la sofferenza. Questo diventa problematico quando il dolore è vissuto in modo cronico, impedendo ai membri della famiglia di parlare di altro o di immaginare un futuro oltre la perdita. Questo può portare a competizioni interne su chi soffre di più, creando ulteriori tensioni e impedendo un’evoluzione positiva.
Un’altra reazione comune è il timore di tradire il defunto o gli altri membri della famiglia. Questo può manifestarsi mantenendo vivi sentimenti negativi come rabbia e delusione, oppure preoccupandosi eccessivamente per gli altri membri della famiglia. Questo atteggiamento può bloccare l’evoluzione del sistema familiare.
Infine, la famiglia può reagire mitizzando il defunto, celebrandolo in modo quasi eroico. Questo impedisce una ridefinizione e un’individuazione dei membri della famiglia al di fuori di questa idealizzazione, bloccando l’evoluzione personale e familiare.
Queste strategie difensive sono sintomi di un blocco nel processo di separazione-individuazione all’interno del ciclo vitale della famiglia.
Il processo di separazione-individuazione, in particolare, si riferisce al percorso attraverso il quale un individuo sviluppa una propria identità unica e distinta all’interno del contesto delle relazioni familiari e sociali. Ciò implica il riconoscimento e l’integrazione dei propri bisogni, desideri, valori e credenze, separati da quelli della famiglia di origine mantenendo al contempo una consapevolezza e un riconoscimento delle proprie radici e relazioni familiari significative. Se ciò avviene senza questo riconoscimento, si rischia di creare un taglio emotivo, dove l’individuo si distacca completamente dalla famiglia in modo rigido e disfunzionale, portando a sentimenti di alienazione, solitudine e perdita di identità. Un sano processo di individuazione-separazione permette invece di stabilire un equilibrio tra autonomia e appartenenza, consentendo all’individuo di crescere e maturare emotivamente, pur mantenendo una connessione significativa con le proprie origini. Questo equilibrio è fondamentale per la costruzione di un’identità solida e integrata, che riconosce e valorizza il contributo delle esperienze familiari nel proprio percorso di vita.

Quando tutto ciò è ben riuscito, aiuta la famiglia ad adattarsi ai cambiamenti e a superare le crisi, poiché ogni membro può contribuire in modo autentico e autonomo.
Dunque, come visto in precedenza, il blocco nel processo di separazione-individuazione può manifestarsi attraverso strategie difensive come la confusione dei ruoli, dove ad esempio un figlio può assumere il ruolo di “genitore sostitutivo” per colmare il vuoto lasciato dalla perdita, oppure attraverso la dipendenza emotiva, che si verifica quando un membro della famiglia non riesce a sviluppare una propria identità autonoma e diventa eccessivamente dipendente dagli altri.
L’intervento sistemico si concentra proprio su questi aspetti: osservare e, se necessario, lavorare sulla struttura relazionale della famiglia, esaminando come i membri interagiscono tra loro, i modelli di vicinanza e distanza, i confini e le connessioni (Thermes, 2021).
L’obiettivo è aiutare la famiglia a gestire il cambiamento e a trovare nuove modalità per sostenersi reciprocamente.

Portare il lutto nella stanza di terapia

Nel contesto della terapia sistemico-relazionale, ci sono diverse tecniche e strumenti che possono essere utilizzati per affrontare il lutto all’interno del sistema familiare. Tra questi, la scultura familiare è uno strumento molto utile, soprattutto in contesti difficili come il lutto, dove le famiglie spesso faticano a esprimere emozioni, timori legati al passato e paure per il futuro. Quando le parole non bastano, strumenti simbolici ed emotivi come la scultura familiare possono essere determinanti per sbloccare queste difficoltà (Gusella et al. 2019).
Questa tecnica coinvolge i membri della famiglia nel creare una rappresentazione fisica delle relazioni e delle interazioni tra di loro. Ognuno, a turno, modella gli altri come se fossero sculture, concentrandosi su posizione del corpo, sguardi e distanze. Le posizioni, infatti, possono riflettere vicinanza o distanza emotiva, conflitti, alleanze e altre dinamiche relazionali. Si possono usare anche oggetti presenti nella stanza e durante l’esecuzione, è fondamentale mantenere il silenzio, anche se le famiglie più difensive possono cercare di infrangerlo.
Una volta creata la scultura, i membri rimangono nella posizione per un minuto senza conoscere il tempo esatto, esplorando così la percezione soggettiva del tempo. Sensazioni piacevoli fanno percepire il tempo come più breve, mentre quelle spiacevoli lo fanno sembrare più lungo.
Il terapeuta guida una discussione sulle impressioni e sui sentimenti che emergono dalla rappresentazione, concentrandosi più su emozioni e sensazioni fisiche che su elaborazioni cognitive. Successivamente, può chiedere allo scultore di modificare posizioni dei membri scomode o intervenire personalmente se necessario.
Dalla scultura possono emergere diversi elementi, tra cui le dinamiche di potere e ruoli all’interno del sistema familiare, la vicinanza o distanza emotiva tra i membri che può emergere ad esempio dalla
direzione degli sguardi, e infine sentimenti di tensione, ansia o sicurezza osservate dalle posture e dalle espressioni corporee.
Questa tecnica non verbale, creativa e dinamica, permette di rappresentare visivamente le relazioni familiari, facilitando l’espressione di sentimenti repressi e promuovendo la comprensione reciproca. Grazie alla sua capacità di rendere tangibili emozioni e connessioni, la scultura familiare può favorire una comunicazione più aperta e autentica, garantendo la ripresa del processo evolutivo della famiglia (Vannotti, 2007).
Un’altra tecnica ampiamente utilizzata è il genogramma familiare. Si tratta di uno strumento grafico usato in terapia sistemico-relazionale per rappresentare le relazioni familiari, le storie e le dinamiche intergenerazionali. Quando viene utilizzato per affrontare il lutto, aiuta a esplorare come la perdita di una persona influenzi l’intero sistema familiare e a identificare modelli di risposta al lutto che possono essere presenti nella famiglia (Bowen, 1993). Il terapeuta guida la famiglia nella costruzione del genogramma, che consiste in un diagramma che rappresenta almeno tre generazioni (una sorta di albero genealogico). I membri della famiglia sono invitati a fornire informazioni sulle relazioni, gli eventi significativi e le emozioni associate a ciascun membro della famiglia. Le perdite significative sono segnate con indicazioni chiare, con le date e le circostanze della morte. Questo permette di visualizzare non solo la perdita recente, ma anche altre perdite che possono aver influenzato la famiglia nel tempo. Il genogramma aiuta a esplorare come ciascun membro della famiglia ha reagito alle perdite. Si possono identificare pattern di comportamento, come chi tende a chiudersi in sé stesso, chi assume un ruolo di supporto per gli altri o chi mostra resistenza ad esprimere il proprio dolore. Attraverso tale strumento, il terapeuta può evidenziare come le reazioni al lutto e le modalità di gestione del dolore siano state trasmesse attraverso le generazioni. Ad esempio, se i nonni hanno affrontato il lutto in un certo modo, è possibile che i genitori e i figli abbiano adottato strategie simili. Inoltre facilita la discussione delle emozioni associate alle perdite e i membri della famiglia possono vedere come le stesse hanno influenzato le relazioni, le dinamiche familiari, permettendo una maggiore comprensione reciproca e la validazione delle emozioni di ciascuno.
È uno strumento che può rivelare come i ruoli e le responsabilità all’interno della famiglia siano cambiati a seguito di una perdita.
Osservando il genogramma, la famiglia può riflettere sulle modalità di rielaborazione del lutto e identificare eventuali blocchi o difficoltà nel processo terapeutico. Il terapeuta può utilizzare queste informazioni per guidare la famiglia verso nuove risorse e rinegoziazione dei ruoli. È, dunque, uno strumento che fornisce al terapeuta una mappa chiara per pianificare interventi specifici. Ad esempio, se emergono un pattern di lutto non risolto attraverso le generazioni, il terapeuta può lavorare con la famiglia per interrompere questi cicli e promuovere modalità più salutari di elaborazione del dolore.
Per quanto concerne la figura del terapeuta, egli gioca un ruolo cruciale nel facilitare l’elaborazione del lutto all’interno del sistema familiare. Egli ha il compito di facilitare la comunicazione, aiutando i membri della famiglia a esprimere i loro sentimenti e pensieri riguardo alla perdita e promuovendo un dialogo aperto e sincero; aiuta a riconoscere e validare le emozioni, assicurandosi che tutte le emozioni legate al lutto, inclusi dolore, rabbia e senso di colpa, siano riconosciute e validate; promuove l’individuazione e l’autonomia, supportando i membri della famiglia nel processo di sviluppo di una propria identità autonoma pur mantenendo un senso di appartenenza alla famiglia. Aiuta la famiglia a rinegoziare i ruoli e le relazioni per adattarsi alla nuova realtà senza la persona scomparsa, il che può includere la ristrutturazione dei confini e la promozione di nuove forme di connessione.

BIBLIOGRAFIA

Barnes J, (2012). Il senso di una fine. Torino: Einaudi editore.
Bowen, M. (1993). Family therapy in clinical practice. Jason Aronson.
Canevaro A. (2005). Approccio trigenerazionale al lutto familiare, in Child Development and Disabilities – Saggi, vol. XXXI, n.1. Milano: Franco Angeli.
Di Caro S. (2017), La psicoterapia del distacco. Dinamiche intrapsichiche, funzionamenti familiari e trattamento del lutto in terapia relazionale, Roma: Alpes Italia Editore.
Freud S. (1917). Lutto e Melancolia in “Psicologia e metapsicologia”. G.T.E Newton. Roma.
Thermes, N. (2021). Il lutto e la famiglia. La notte stellata. Rivista di psicologia e psicoterapia.
De Bernart R. L’uso di strumenti non verbali nella valutazione, nella clinica e in campo psicogiuridico. Seminario Scuola di Psicoterapia Mara Selvini Palazzoli, 13 settembre 2008, Milano
Vannotti M. La metafora in terapia: le sculture familiari. Seminario Scuola di Psicoterapia Mara Selvini Palazzoli, 30 giugno 2007, Milano.
Gusella N., Pagani G., Marchetti I., Battista Rizzi F, (2019). La scultura familiare nell’elaborazione del lutto, Rivista italiana di cure palliative 2019; 2019,21: 222-227

I tirocinanti in Psicologia del Centro Studi Kairos, coordinati dal Dott. Valerio Pannone, Psicoterapeuta Sistemico

Dott.ssa Dello Schiavo Carmen
Dott. Fiorenzano Paolo
Dott.ssa Iside Giuseppina
Dott.ssa Leo Martina
Dott.ssa Pesce Federica
Dott.ssa Zito Federica